La Phoenix dactylifera e relativamente frequenti sui siti archeologici. Comprendono delle basi di stipite, dei rachide di palme, delle fogliole e delle fibre utilizzate come materiale, così come dei frutti e dei semi. Il seme è il materiale più abbondante ed il meglio conservato in contesto archeologico.
PRESENTAZIONE
Facendo parte integrante del frutto, il seme è stato affettato certamente dalle selezioni umane relative al miglioramento delle qualità del frutto. Le ricerche mirano:
– di distinguere le specie di Phoenix a partire dei semi,
– di caratterizzare la diversità attuale dal dattero ed i gruppi di varietà,
– di discriminare gli individui selvaggi dei domestici.
METODI E PARTNERS
Il metodo scelto è la morphometria geometrica in 3 dimensioni, che permette di descrivere il seme di dattero, in funzione di diversi parametri, siccome la taglia dell'oggetto, dei fattori genetici o ambientalisti. Fa chiamata alla descrizione dei contorni per le trasformati ellittici di Fourier (TEF). La costituzione di una collezione di riferimento è in corso, in collaborazione con numerosi partner, va a permettere di realizzare:
1) Dei test metodologici che portano:
a) sulla variabilità morfologica dei semi di datteri a differenti scale:
* variabilità intra-individuale o tra regimi,
* variabilità tra individui di una stessa varietà, senza e con variazione delle condizioni di crescita
b) sull'influenza delle condizioni di conservazione, per potere applicare il metodo al materiale archeologico sottomesso a carbonizzazione e dessiccazione.
2) Il paragone dei risultati con quegli ottenuto da genotipizzazione.
Le ricerche sono condotte dal Centro di Bio-archeologia e di ecologia (CBAE) di Montpellier
BIBLIO
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